martedì 17 dicembre 2013

What money can (or can't) do

Horyzon, Dec 2515

Lars è a casa degli Smithson quando riceve la chiamata di Benedict. Fortunatamente, ha appena ultimato la lezione di violino della loro figlia minore Mabel. Avvisa Benedict che lo richiamerà a breve.

Mabel Gertrude Gwendoleen Smithson non ha alcun talento -né alcun interesse- nella musica, e Lars attende, vestendosi d'una compassata maschera di professionalità, ogni volta che bisettimanalmente si reca dagli Smithson, di ricevere l'annuncio che la loro rampolla abbia finalmente rivolto le proprie mire su un nuovo giocattolo.
Lars eviterebbe, ben più che volentieri, di mettere nelle sue mani qualsiasi strumento musicale. Ma questo fa parte del suo lavoro e, dopotutto, nonostante preferisca far corrispondere il guadagno al concretizzarsi dei risultati previsti, non ha mai provato dispiacere nel veder incrementare il proprio conto bancario. Soprattutto di recente.

Le grida strazianti del violino riprendono, con le esercitazioni assegnatele dal maestro, che la giovane allieva non vede l'ora d'eseguire, mentre Lars s'appresta a lasciare l'appartamento -un lussuoso attico che affaccia sul lato Est di Carpathia Square- salutando i facoltosi genitori della giovane Mabel.
Lo strumento continua ad implorare pietà, torturato ripetutamente dalla dodicenne, mentre Lars si congeda dagli Smithson, che, tra sorrisi grati e complimentosi, gli ricordano il concerto che si terrà quella sera stessa, ad opera di una qualche cugina di Mrs Cecily Smithson, al Millicent Theatre.

Quando può concedersi di rispondere alla chiamata di Benedict, Lars è già in ascensore.
Ventham chiede, naturalmente, notizie di Ezra. Domanda a Lars se Ezra stia seguendo regolarmente le visite con il Dottor Morgan. Lars gli risponde che conosce il modo per accertarsi che lo faccia.

That's a tale of love and blackmail.

Poco più tardi, Lars invierà ad Ezra un messaggio per comunicargli il luogo dell'appuntamento: Hexagonal Square.
Quella sera stessa, Ezra si presenterà -in opportuno ritardo- col più recente dei propri acquisti: una City Motorbike nero ossidiana corredata di BS High Performance Suit.
  

venerdì 13 dicembre 2013

Feel the Scent of Safety

Corona, Dec 2515

-Mister Wolfwood, Mrs Layla Wolfwood è appena arrivata. L'attende in salotto.
De Quincey aveva smesso di chiamare Lars per nome dopo il termine della prima guerra, da quando, lasciato il servizio presso i Douglas, era stato assunto da Lars stesso presso la propria tenuta.

Lars libera il violoncello dall'incastro protettivo delle gambe, tende il braccio destro a riporre l'archetto su un ripiano -sa esattamente dove si trova, non ha bisogno di trovarne la posizione con lo sguardo- e si alza in piedi.
Ezra non è in casa, o non avrebbe potuto suonarlo.
-La ringrazio, De Quincey. Può servire il thé fra dieci minuti esatti.
De Quincey si ritira con un chinarsi del capo silenzioso, che funge da inchino e da assenso.
Lars richiude il colletto della camicia, raccoglie la cravatta da quello stesso ripiano, impiega il tempo necessario per indossarla, accomoda i polsini della giacca, e si prepara ad incontrare sua sorella minore.

Layla Wolfwood, dopo aver sposato Michael Nicholas Brighton, ha preferito mantenere il proprio cognome e la propria posizione alla NL Gleam Engine.
Si dice che Layla Wolfwood si sia vista per le strade di New Washinghton più spesso in compagnia della propria automobile che in compagnia del proprio marito. Ma che non gli faccia mancare nulla. Qualcuno l'ha definita addirittura caritatevole, dacché Lawrence Wolfwood, qualche decade addietro, ha causato la rovina dei Brighton.
Non è chiaro se la schizofrenia di Katharine Douglas -in Wolfwood- si sia manifestata in seguito alla morte di Laura Wolfwood, sei anni -avvenuta esattamente ventiquattro anni prima- o in seguito alla nascita di Layla Wolfwood: ma Layla Wolfwood, ventiquattro anni compiuti da pochi mesi, si è fatta strada nella società di New London senza alcun appiglio.Senza alcun appoggio da parte della famiglia.

L'ultima volta che si sono incontrati, Layla aveva quattordici anni, Lars ne aveva appena compiuti venti.
Layla ha i capelli biondi e gli occhi chiari, i capelli di Laura erano neri, gli occhi grigio piombo. Un changeling fallito, che non ha fatto troppo scalpore, ventiquattro anni prima.

Layla siede compostamente, in paziente attesa. Si è accomodata sul divano che le consente d'osservare, attraverso la vetrata che dà sull'esterno, il giardino che potrebbe presto divenire di sua proprietà. Probabilmente, dietro l'asciutta compostezza da donna del Core, sta pregustando la sensazione di possedere quei terreni, di osservare quei paesaggi con gli occhi d'una padrona piuttosto che d'una spettatrice. 
Quando Lars entra nel salotto c'è silenzio. Può vedere di profilo, seduta sul divano, una giovane donna dai capelli biondi raccolti sulla nuca, vestita d'un tailleur turchese. Quando ode il rumore dei primi passi mossi sul pavimento di marmo, Layla non si volta: lo fa solo quando quel rumore è esattamente alla sua sinistra, ad indicarle che suo fratello è giunto in prossimità del divano. Lars la sta osservando, ma sul volto Layla non gli trova la benché minima traccia espressiva, sia essa di piacere o di sorpresa. Non vi trova neanche disgusto o ostilità.
-Sei cambiato molto.- Layla gli sorride. Ha un bel sorriso, non troppo aperto, ma che riesce ad illuminarle il volto. - Dieci anni fa non mi avresti neanche guardata.
-Buon pomeriggio, Layla.
-Restiamo su toni formali? Buon pomeriggio, Lars Faust Wolfwood.
-Sei qui in veste d'acquirente.
Lars si è spostato, intanto, verso il divano posto di fronte a quello sul quale Layla s'è accomodata. Si volta per fronteggiarla, mentre prende posto. Trova l'appoggio dello schienale, ma la sua non è la postura rilassata del padrone di casa: a Layla dà piuttosto l'impressione d'avere di fronte un uomo d'affari pronto a contrattare.
-Sai che la stampa si domanda il perché di questa decisione improvvisa, vero, Lars?
-La stampa s'interroga su tutto: è la ragione per cui la comunicazione esiste. Benché troverei più appropriato che si occupasse invece della guerra in corso su Polaris.
-Non posso credere che un uomo della tua posizione non segua i notiziari.
-Credi davvero che sia stato detto tutto, riguardo la guerra? Che il Core sia raggiunto dall'informazione, piuttosto che da sterili notizie?
Layla aggrotta appena la fronte candida sotto i riccioli crespi. Lo sta ascoltando, ma non pone domande: attende che continui.
-Le ragioni della guerra, le ragioni dei popoli che non credono nel governo che viene loro imposto.
-Queste sono idee indipendentiste, Lars.- Non suona, tuttavia, come un'accusa. Layla sembra piuttosto curiosa, interessata ad ascoltare. È incuriosita dal fratello che non incontra da quando era poco più d'una ragazzina.
-Nel Core non si attende altro se non la notizia che la Flotta Alleata abbia ristabilito l'ordine. L'idea che il presidente Shepard sta diffondendo, è quella che la gente di Polaris sia sottomessa ad un gruppo di sovversivi che stiano cercando di contravvenire ad una verità universale.
-Perché non sei lì con loro?- Layla deve aver notato quanto Lars, pur nella cadenza monocorde, abbia lasciato trasparire.
-Perché la Shouye non può nulla.
C'è una sorta di rabbia, di disillusione, pur nel modo controllato col quale Lars scandisce quelle poche parole. Hanno un sapore amaro che Layla crede perfino di percepire.
-E perché diversi impegni richiedono la mia presenza su Central.
-Ed uno di questi, si chiama per caso Percy Irvine?
-Right on target.- È una replica rilassata, nella quale Layla crede di scorgere perfino una vena sottile d'ironia. 
-Puoi dare la colpa alla stampa che non si occupa di seguire le vicende della gente di Polaris.
-Il fatto che tu ti dimostri già sufficientemente informata, mi lascia supporre che adesso la nostra conversazione potrà vertere sul motivo della tua visita.

De Quincey entra proprio in quel momento. Oppure, ha calcolato adeguatamente i tempi per rendere palese la propria presenza in un momento non inopportuno, nel corso del dialogo tra i due fratelli. Tra il padrone di casa -ancora per poco, a quanto sembra- e la sua ospite.
Il thé viene servito con i modi impeccabili che ci si aspetti in un ambiente di tale levatura sociale.
Layla prende la propria tazza soltanto dopo il congedo del maggiordomo.
-De Quincey ed il servizio da thé sono compresi nella vendita?- Layla solleva la tazza dal piattino, per portarla a lambire le labbra tinte di un rosso corallo -Parliamone, invece. Di quel Percy Irvine.
Lars ha accettato che fosse De Quincey a consegnargli la tazza, prima che lasciasse la stanza, senza scomodarsi. E sta già sorseggiando il proprio thé, quando Layla riprende. Layla ha una voce squillante, argentina, ma ben modulata nei toni di una conversazione confidenziale e composta.
-La stampa di certo non mi spiegherà come mai ti porti dietro un tipo del genere. Sembra un criminale psicopatico. Chi afferma d'averlo sentito parlare, dice che abbia perfino un accento del Rim.
-Sono stupito di quanto la gente di Central dimostri di conoscere gli accenti dei sistemi periferici.- Il thé viene centellinato con l'educata parsimonia di chi non abbia l'intenzione di terminare la propria bevanda in tempi brevi. 
-Non dovresti scherzare, Lars. Ti fai vedere in giro con un tipo inquietante, decidi di punto in bianco di vendere la tua proprietà su Corona.
-Il secondo dei fatti gravi che stai elencando, Layla, va a tuo vantaggio, mi sembra. Quanto al primo, credo di non riscontrarvi la stessa gravità che, secondo quanto mi sia possibile constatare, ti porta a preoccuparti come se parlassi della mia stessa salute.
-È della salute della famiglia, che mi preoccupo: del nome dei Wolfwood. Possedere una tenuta su Corona è uno status symbol, uno status symbol cui tu, Lars, stai rinunciando. E quell'individuo di dubbia moralità e sanità mentale col quale ti fai vedere in giro...
-Sono io il membro della Shouye, Layla. Quanto al nome dei Wolfwood -Lars sembra voler assaporare la pronuncia del suo stesso cognome- non credo possa vantare la stessa tradizione di quello dei Douglas. Saranno in pochi a preoccuparsene.
-Non capisci...
-Infatti, non capisco.- Lars discosta la schiena dalla spalliera del divano, e si sporge verso il tavolino, quanto basti perché la mano destra possa raggiungerne la superificie sulla quale posare il piattino e la tazza da thé -Percival Irvine, e qualunque cosa lo riguardi, non dev'essere argomento di tuo interesse, Layla. Sei qui per altro, mi sembra.
-Sono qui per vedere mio fratello. Che in ventiquattro anni di vita, mi guarda in faccia, oggi, per la prima volta.
-Se non sei interessata all'acquisto della proprietà, devo chiederti di tornare a farmi visita in un altro momento.
-Perché questa fretta di vendere? Anche in questo c'entra Percy Irvine? Non gli piace più questo posto? Vuole che acquisti una nuova proprietà, magari su Tauron o in un altro bel pianeta non civilizzato?
-Questa casa, e l'arredamento, hanno un gusto eccessivamente vetusto. L'appartamento di Horyzon incontra maggiormente i suoi gusti.- Nel sottolineare quelle parole, Lars ricorre ad una sorta di sottile, velato compiacimento. Che, in qualche modo, deve preoccupare Layla.
-Non posso crederci.
-Ho intenzione, inoltre, d'acquistare almeno altri due piani del grattacielo, e di farli adibire ad acquario: acquisterei alcuni squali presso la Multiverse Nature Environment.- Lars continua con la stessa pacatezza, mentre ritrova l'appoggio dello schienale. E gli occhi increduli di Layla.
-Tu stai scherzando, Lars.
-Non è un'idea che scarterei.

Nel corso degli istanti successivi, Layla Wolfwood si limita a fissare lo sguardo sul volto del fratello: è probabile che stia cercando di capire, attraverso quell'atteggiamento compassato, che non è in grado di penetrare, se Lars stia provando una sorta di divertimento, o se abbia perso la cognizione di dove si trovi il limite del buonsenso. Quello che vi trova, è una serietà che la spinge a rientrare nell'argomento principale.
-Parliamo della compravendita: di quanto tempo hai bisogno per portarti via le tue cose?
-Intendo vendere al più presto. Entro la fine del mese la compravendita dev'essere conclusa. Questo significa che, una settimana prima che il mese abbia termine, trattative e passaggio di denaro devono essere conclusi.
-Perché tanta fretta? Rinunci al tuo museo, alla biblioteca? Delle tue collezioni si parla nei migliori salotti di Corona.
-Probabilmente un giorno ti chiederò di rivendermeli.
-Sai che potrei decidere di chiederti molto di più di quanto io li stia pagando adesso.
-Sei una donna di Central, ed una delle più note imprenditrici di New London, del resto.
Layla resta in silenzio, prolunga la pausa che le sia necessaria per rispondere, accostando nuovamente la tazza di thé alle labbra.
-Hai dei debiti, Lars? Se vuoi, posso prestarti dei soldi.
-Non ho debiti. E vorrei che mi rivelassi quali siano le tue intenzioni riguardo la proprietà.
-Intendo acquistarla. Pagherò la prima rata entro i termini stabiliti.
-Molto bene. Farò in modo che i documenti siano pronti entro domani a mezzogiorno, ed attenderò una tua visita nel pomeriggio. Gradirei che mi comunicassi in anticipo l'orario del tuo arrivo.
Layla appoggia la tazza sul piattino, il tintinnare della porcellana incrina appena il silenzio che interpone tra le parole di Lars e le proprie.
-Hai acquistato questa tenuta al termine della prima guerra, non è così? Ho sentito dire che tenessi con te una bambina, una bambina molto piccola.
Nel modo in cui Lars la osserva, Layla crede di notare qualcosa. È proprio nella sua indifferenza, nella mancanza di qualsivoglia reazione, che crede di scorgere la manifestazione invisibile di un moto interiore.
-Merryweather Elizabeth Adelheim. È stata affidata alla sua famiglia d'origine, su Greenfield.
-Chi è, quella bambina?
-Sua madre morì in guerra, sotto le bombe di Hera. Promisi di prendermene cura, ed è quanto ho fatto, nel modo migliore che conoscessi.
Layla lo osserva, come se oltre quelle parole, cercasse di scorgere quanto vi sia di non detto. E probabilmente le affiora, sulle labbra, una domanda che decide di non porre. Dirottando invece su altro.
-Non avresti potuto tenerla qui, farla crescere con l'ottima educazione di una fanciulla del Core?
-Non sono in grado di dare amore ad una bambina così piccola, Layla. Ed inoltre, ho trovato giusto che crescesse negli stessi ambienti in cui crebbe sua madre.
-Lo so. Non hai dato amore neanche a me, quand'ero piccola. Eppure era proprio da te che cercavo supporto. La mamma era troppo occupata a giocare col fantasma di Laura, e nostro padre...
-Nostro padre ha interesse esclusivamente per il denaro e per la carriera dei suoi due figli.- Lars interviene in suo aiuto, prima che la voce di Layla s'incrini troppo perché possa continuare. 
-Siamo anche noi suoi figli! -La recriminazione che Layla rivolge a Lawrence, è evidentemente più aspra, più colma di risentimento, rispetto a quella mossa verso il fratello.
-Parlavi della stampa, poco fa: dovresti sapere che il matrimonio con nostra madre non è stato altro che un mezzo per seppellire sotto una colata d'oro fuso tutte le manovre di cui ha avuto bisogno per raggiungere la sua posizione attuale.
-E per spianare la strada a Lucretia nel governo di New London, ed a Ludwig nel mondo industriale. Ma, se sai tutto questo, Lars, perché non hai combattuto con me, al mio fianco? La mamma è un relitto che fluttua  in un mondo illusorio, il Dottor Ventham ha detto che, ogni volta che riemerge, è un'esperienza tanto straziante che potrebbe portarla a preferire il suicidio. Ognuno di noi ha dovuto farsi strada da solo, quando avremmo potuto sostenerci a vicenda.
-Eppure né tu, né io, possiamo lamentarci delle rispettive carriere e del punto cui hanno portato ciascuno di noi.
-Ti costa così tanto darmi il tuo appoggio, Lars?!- Layla non urla, ma c'è tutta la sua esasperazione nella veemenza con la quale gli scaglia contro quelle parole. 
-Perché credi che, tra tanti potenziali acquirenti, abbia scelto te, Layla?- C'è un calore tale, nella risposta di Lars, che pur nella cadenza monotona, riesce a raggiungere il cuore della sorella, ed a strapparle un respiro più profondo, col quale sembra finalmente acquietarsi.

-Faremo in questo modo: ti do un anno di tempo, durante il quale raggiungerai la cifra necessaria per ripagarti la villa, la biblioteca, il museo, e quella strana cappella.
-È una cappella in stile Gotico.- Rettifica con leggerezza.
-Be', in ogni caso, quel che m'interessa sono i terreni. Ho intenzione di costruire una sede su Corona, per la Gleam Engine, ed estenderne il prestigio. Non intendo rinunciare a mettere le mani sulla tua proprietà, Lars, ma credo che, dopotutto, anche tu abbia un cuore, e riesca ad affezionarti alle cose, ad i luoghi in cui hai vissuto. Ed alle persone. Quel Percival Irvine, ad esempio.
-Potremmo aver bisogno, presto o tardi, di una casa per villeggiare durante la primavera. Ed io potrei aver bisogno di recuperare il mio... status symbol.
-E d'estate?
-D'estate potremmo decidere di recarci su Whitmon.
-Devi farti proprio vedere ovunque tu vada con un tipo del genere?
-Siamo molto indipendenti, invece.
-Non ho difficoltà a crederlo, conoscendoti. E pensando alla sua faccia inquietante. Ha quegli occhi che sembra vogliano scarnificarti e guardarti dentro.- Layla crede perfino di rabbrividire, nel parlarne. 
-Eppure suppongo che tu, invece, gli piaceresti.
-Oh, certo, non ne dubito. Ma in che razza di rapporto siete, tu e quel ragazzo? E dovevi cercartela proprio nel Rim, una persona cui affezionarti?
-Devo ricordarti che i membri della Shouye sono rinomati per il loro buon gusto? Avrai saputo che su Horyzon frequenterà il conservatorio.
-Oh, sì: la sede di Horyzon del Conservatory of Music and Academy of Fine Arts. Ho saputo, ho letto, che vi unisce la passione per la musica. Gli hai anche insegnato a tirare di scherma?
-Non gli ho dato che un paio di lezioni, a seguito delle quali è stato seguito da diversi maestri, sia su Corona che su Horyzon. Adesso potrebbe battermi, senza alcuna difficoltà, perfino bendandosi gli occhi. E potrebbe battere loro.
-E ho saputo dei cavalli di Tauron.
-Gli ho insegnato a cavalcare, seppure in quest'attività non abbia dimostrato la stessa eccellenza.
-E, riguardo la musica?
A questo punto Lars tace, sebbene si tratti d'una pausa breve. 
-Era già un ottimo musicista, quando l'ho conosciuto. Frequentare il conservatorio gli sarà utile per perfezionarsi. Anche se in questo non potrà superarmi. - L'ammorbidirsi del tono, nella voce di Lars, permette a Layla, così lei crede, di comprendere quanto quel ragazzo dagli occhi gelidi come il metallo possa essere importante per il fratello.
-Due anni di tempo, Lars. Benché possa supporre quanto piacevole sia il tuo lavoro, non posso pretendere dal tuo fisico prestazioni eccessivamente straordinarie. - Layla appare divertita, finalmente rilassata. - Ti cederò un sesto della proprietà, quello di cui non ho bisogno. Certo non sarai più proprietario di sconfinati terreni, ed il tuo... status symbol sarà notevolmente ridimensionato, ma cerca di capire: è per una buona causa.
-La fondazione della Corona Gleam Engine.
Layla sorride. Non è chiaro se stia meditando riguardo i suoi piani futuri, o se sia soddisfatta dell'incontro che attendeva da anni, ma quando si alza in piedi, posando lo sguardo prima sul volto del fratello, poi sui giardini oltre la vetrata, appare già immersa in uno stato di beatitudine.

De Quincey si presenta in tempo per accompagnare Layla alla porta. Lars stesso decide di prolungare la visita percorrendo lo stesso tratto di corridoio, fino al vestibolo.
Ed è durante quella breve traversata, quando le pareti, il mobilio, i quadri, gli scorrono davanti, che realizza che non sarà raggiunto da alcun genere di pentimento. I giorni che vi ha trascorso con Ezra, gli istanti in cui, in quello stesso luogo, ha potuto garantirgli che nessuno lo avrebbe trovato per fargli del male, potranno tramutarsi nella sua salvezza.
Garrison torna dal guardaroba, aiuta Layla ad indossare il suo soprabito, Layla impugna la pochette turchese, e si volta verso il fratello. Gli sorride, già pronta al congedo, ma col desiderio di prolungare quegli ultimi istanti.
Un pensiero le attraversa la mente, un pensiero che le raggiunge le labbra senza che riesca ad arginarne la corsa, senza che se ne avveda. Che, probabilmente, conserva dentro di sé da anni.
-Lars, com'è morta Laura?
Probabilmente Layla ha il tempo di vedere suo fratello impallidire, o irrigidirsi, prima dell'intervento di De Quincey.
-Mrs Wolfwood, la sua auto è pronta.
A De Quincey basta un istante per comunicare a Lars che tutto è sotto controllo.
Layla ha appena il tempo di salutare il fratello, senza peraltro riceverne la replica, prima d'essere scortata all'esterno dal maggiordomo.
Lars si ritirerà nel salottino privato, trincerato nel consueto autocontrollo, ritrovando il languore confortevole dei farmaci, il fluire irruento della musica.
   

lunedì 7 ottobre 2013

Wading Among Reminiscences

Horyzon, Capital City, fall 2515 

Il formicaio brulicante della Capitale è un agglomerato di carne umana senza identità né volti. Forme indistinte, i cui contorni sfocati si confondono in una massa omogenea senza nome. Sagome nere che si fondono e si scindono come macchie d'olio, come le pozze lasciate dalla pioggia che flagella da giorni le strade di Capital City. Il rumore dei mezzi a motore, il brusio delle voci che inquinano l'aria. Lars assimila tutto passivamente, fende quel miscuglio di umanità a passi misurati, ma procede diretto senza indugiare. Non è chiaro se abbia una meta, o se abbia visto quello spettacolo già troppe volte perché possa destare ancora il suo interesse.

Concittadini dell'Alleanza

La superficie dell'holoschermo sul palazzo della Remington è abbastanza estesa perché le immagini trasmesse siano chiaramente visibili fino alla parte opposta di CX Square.

abbiamo concluso poche ore fa le trattative con i rappresentanti della Confederazione di Polaris. Sono state settimane di lavoro e confronto intensissimi al termine delle quali, sono costretta a comunicare, non è stato possibile trovare un punto di incontro.

Un punto d'incontro. A Lars tornano in mente le parole di Eivor. Il suo scetticismo disincantato, anche più radicato del proprio. Negli occhi di Eivor, nei suoi sorrisi chiusi, c'è l'orgoglio della gente del Rim, di chi non sia disposto ad ammettere compromessi.

La faccia della Shepard è ben visibile a tutti da quel punto della piazza. Lars può intravederne i contorni ed i colori alla propria destra. La voce della Shepard arriva a chiunque, chiara, decisa. È indubbiamente convinta di ciò che dice. O indubbiamente interessata a convincere chi l'ascolti.

Nonostante le barbare risoluzioni dei pianeti di Polaris che hanno deciso di imbarcarsi in questa folle, dissennata esperienza eversiva...

Le parole della Shepard si ripetono da giorni come una nenia ipnotica. Lars avanza senza fretta, come al solito. Scansa qualcuno che si è fermato ad ascoltare. Poco più avanti una madre sorride ad un bambino, traduce in un linguaggio infantile il discorso del presidente. Un giorno quel bambino sterminerà gente nel Rim o  capirà d'essere cresciuto nella ristrettezza di una visione unilaterale.

La Shepard continua elencando i vantaggi delle generose proposte dell'Alleanza, inspiegabilmente ed ignobilmente rifiutate dai rappresentanti della Confederazione di Polaris. La voce del presidente sfuma col prolungarsi dei passi lungo K Lane. Poco più avanti un altro holoschermo proietta il viso della Shepard, affacciandosi dalla vetrina di un negozio d'elettronica.

...poiché la Confederazione non è costituita dai cittadini che la abitano ma da una lunga serie di politici guerrafondai e ufficiali criminali, privi di scrupoli.

È soltanto di pochi giorni fa la notizia di come le navi della Flotta siano penetrate oltre i confini di Polaris abbattendo venticinque navi e mettendo fine a trecento vite.
Lars da giorni non ha  notizie di Philip, di Sundance, di André.

L'arringa della Shepard va avanti, si duplica in un'eco che raggiunge i passanti da entrambi i lati della strada.
Lars sfila il cortex pad dalla tasca destra della giacca. Prova a contattare Eivor.

Ma è nostro primo dovere preservare l'Unità e la sicurezza dell'intera Nazione Alleata. ...

Gli occhi fissano il display che viene occupato rapidamente da una sequenza di lettere e di nomi. Eivor, André, Hogs, Philip. L'asfalto si consuma sotto i passi. Gli holoschermi sono disseminati ovunque. C'è gente ferma ad ascoltare, c'è gente che scambia opinioni. La voce della Shepard si amplifica in un'eco centuplicata.

È con questa certezza nel cuore che dichiariamo guerra alla Confederazione di Polaris, intimando una resa immediata che risparmi inutili spargimenti di sangue.

Le strade sono deserte, i passsanti ombre lontane.
La terra trema, i cieli s'inquinano di sagome alate come angeli dello sterminio.

Il silenzio è solo un preludio.


  

sabato 24 agosto 2013

Ad Libitum

Corona, summer 2515

Angra Mainyu e Spenta Mainyu dormono sul divano. Angra Mainyu ha già lacerato il raso di due cuscini. Spenta Mainyu ha smesso di fare le fusa nel momento in cui il loro sonno è diventato più profondo.

È ancora giorno, c'è ancora luce fuori. Si riversa oltre le vetrate, sfiora i marmi del pavimento, accarezza i disegni intricati dei tappeti, si adagia sulle linee curve dei braccioli delle poltrone, dello schienale dei divani, stende sagome oblunghe fino alle pareti. Tra i suoi capelli incolori assume un bagliore irreale.
Le sue dita si accaniscono sui tasti, scavano solchi nell'avorio come tra l'ossatura delle mie mani. Il pianoforte è sufficientemente solido da subire i suoi attacchi. E lo sovrasta, lo abbraccia: quasi ne eclissa le linee troppo fragili.
Sento vibrare il corpo esile che ho tra le mani, le forme affusolate scorrermi sotto le dita. Il modo mirabile con cui cede e si piega sotto la pressione dei polpastrelli. Potrei distruggerlo.
Ma non gli farò del male, non è quello che voglio.
Eppure l'incendio nel quale s'è tramutata la mia anima, non può trovare sfogo nel contatto labile di una carezza. Mi accanisco sul tappeto morbido delle corde, l'archetto muove affondi continui, ripetuti, veementi, ai danni del fragile strumento che ho tra le dita. Sento il violino gemere sotto l'ennesima sferzata improvvisa. La mia mente non ha controllo sul mio corpo. So che il suo grido di dolore è l'espressione esasperata del suo piacere. E voglio dargli più piacere.

Ho perso la cognizione del momento esatto in cui abbiamo abbandonato le partiture. Le battute si rincorrono, si scontrano, si sovrappongono. Hanno smesso di studiarsi, eppure si muovono allo stesso ritmo. Pianoforte e violino s'istruiscono vicendevolmente, le loro voci cantano all'unisono. Riempiono la stanza, la invadono delle note concitate di un Presto Agitato. Un crescendo che anela ad un culmine ancora troppo lontano perché trovi appagamento.
Ma il desiderio d'entrambi non è ancora estinto.
Guarda al pianoforte come ad un rivale, ma so che presto cederà all'abbandono. Al suo modo egoista di cercare piacere per se stesso, nel rapimento estatico della nostra musica.
Ho cura del violino, nonostante il trasporto violento che mi divora la ragione. Lascio cadere ogni controllo, nella consapevolezza che il mio piacere sia anche il suo godimento.




Summer is spreading warm rays outside and all over the garden
Violin and piano are struggling hard into a restless crescendo 
And as music is floating all around entwining souls into a fierce battle
The keyboard will turn into our umpteenth nuptial bed. 
 

giovedì 11 luglio 2013

Corona [Estate]

 

La tenuta di Corona è stata acquistata in concomitanza con il termine della guerra. Centinaia di ettari di terreno ospitano l'edificio principale, e diverse strutture secondarie.
La villa presenta uno stile architettonico caratteristico del diciannovesimo secolo. Sorge in posizione centrale, ed è caratterizzata da una planimetria rettangolare disposta su due piani, cantina e soffitta. Non mancano balconi, sulla facciata posteriore, ed un'ampia terrazza che affaccia invece anteriormente. Una breve scalinata dà accesso al porticato che ombreggia la porta frontale.


Si apre all'interno, dopo una sala d'ingresso, un ampio vestibolo dal quale si dirama l'ampia gradinata che conduce al piano superiore.
Il piano inferiore ospita un salotto, un salone per ricevimenti e per concerti, uno studio, la sala da pranzo, le cucine.
Al piano superiore si trova la camera da letto padronale, con letto king size, una camera arredata per ospitare una bambina, alcune camere non sfruttate.
I servizi sono presenti su entrambi i piani. Al piano superiore la stanza da bagno padronale ospita un'ampia vasca ottagonale e, come la camera da letto, è inaccessibile agli ospiti.
L'arredamento rispecchia lo stile architettonico, rifacendosi essenzialmente al diciannovesimo secolo, pur liberandosi di eccessi decorativi.
Sono presenti diversi strumenti: un pianoforte a coda da concerto nel salone per ricevimenti, uno nel salotto, il più usato, un pianoforte a mezzacoda nel gazebo disposto in giardino, uno verticale in disuso; diversi violini, anche più d'uno in ogni stanza, nella sala da concerto, nel salotto, nello studio, in camera da letto; almeno un violoncello in ciascuna di queste stanze, sebbene tutti i violoncelli presenti siano stati posti, da qualche tempo, in posizione più defilata rispetto agli altri strumenti e non siano quindi immediatamente visibili.


La tenuta comprende anche un piccolo museo privato, che custodisce esclusivamente opere del passato, tra cui alcune rare opere della Terra-che-fu, ed altre riproduzioni successive all'Exodus. Presente anche una collezione di strumenti antichi, tra cui un violoncello Guarnieri dichiarato autentico.
Poco distante dal museo, si erge la biblioteca: i testi contenuti sono esclusivamente cartacei, e mostrano in gran parte gli effetti che il trascorrere del tempo ha lasciato sulle pagine e sulle copertine.
L'attenta manutenzione e gli ambienti adeguatamente climatizzati consentono sia alle opere che ai volumi uno stato di conservazione ottimale.


Di recente costruzione è una cappella in stile gotico a pianta quadrata, sormontata da quattro pinnacoli, immersa tra la rigogliosa vegetazione di una piccola foresta allestita artificialmente, anch'essa recente. Spicca, tra il fogliame verdeggiante, la chioma di un acero rosso. Un ruscello ed un laghetto artificiali, ed una cascata data dal dislivello del terreno, completano un'ambientazione particolarmente suggestiva ed orchestrata ad arte.



L'intera proprietà è sorvegliata da un sistema di sicurezza che richiede all'ingresso una serie di procedure di riconoscimento, e prevede la presenza di diverse telecamere di sorveglianza. Ezra può accedervi liberamente dacché il suo profilo è stato inserito nel sistema di sicurezza.

La tenuta è parzialmente intestata ad Ezra a seguito di un contratto stipulato segretamente all'interno della cappella.
 

domenica 7 luglio 2013

Consciousness


As I removed your helmet, I saw your beauty
As I removed your armour, I saw your soul

It's the music of cello, I can still hear it into my ears
I can still feel it into my brain
It hurts
It still hurts

Everytime I look into those cold silver eyes, I can see your innocence
Everytime I look at your sharp smile, I can see your guilt 

I taste your tears, I taste the heat of your skin
I can't tell love from desire
Quivering in pain
Melting in pleasure

Since you laid your eyes on mine, I feel fire burning my sense
Since you smiled at me, I feel flames entwining my will

That's a ruthless temptation, but this time I won't escape
I should not, and I still can't help
I've lost my mind
You got my soul

When I listen to your heartbeat, any other sound is miles away
When I hold you into my arms, anything else is too far away

That's the awareness of the unexpected, what I'm realizing
Wishing to share your pain
Love you deeply
Hold you strong
  

mercoledì 1 maggio 2013

Ballad for Merryweather

Ballad for Merryweather

I never met you before
I had never met you among metal and fog

But one day in the land that was bitten by the bombs
Your smile appeared as the sunlight I had never known

But the sky, but the sky was covered with clouds  

I never met them before
I never heard people talking about freedom

And that day on the planet that could not breathe in relief
Your smile appeared like the sunlight that could bring hope 

But the sky, but the sky was covered with clouds 

I never knew love before
I never heard someone asking me to share a tomorrow

And that day in that place that was so far from home 
Your smile appeared like the sunlight I was afraid of

But the sky, but the sky was still covered with clouds 

You never knew my true soul  
I never heard the silence of your tears

And that day on the planet that was dying with the ending war
Your smile appeared as the fading sunlight I had never seen again

And the sky, and the ground were covered with blood. 




Non ti avevo mai vista prima di allora
Non ti avevo mai incontrata, tra il metallo e la nebbia

Ma un giorno nella terra azzannata dalle bombe
Il tuo sorriso mi è apparso come la luce del sole che non avevo mai conosciuto

Ma il cielo, ma il cielo era coperto di nuvole 

Non avevo mai incontrato loro 
Non avevo mai sentito la gente parlare di libertà

E quel giorno, sul pianeta che non poteva respirare di sollievo
Il tuo sorriso mi è apparso come la luce del sole capace di portare speranza

Ma il cielo, ma il cielo era coperto di nuvole

Non sapevo nulla dell'amore
Nessuno mi aveva mai chiesto di condividere il domani

E quel giorno in quel luogo così lontano dalla mia casa
Il tuo sorriso mi è apparso come la luce del sole di cui ho avuto paura

Ma il cielo, ma il cielo era ancora coperto di nuvole

Non hai mai conosciuto la mia vera anima 
Non ho mai ascoltato il silenzio delle tue lacrime

E quel giorno sul pianeta che stava morendo con la fine della guerra
Il tuo sorriso mi è apparso come la luce del sole che svaniva e che non ho più visto

Ed il cielo e la terra erano coperti di sangue.


domenica 21 aprile 2013

Horyzon [Flat]


Acquisto relativamente recente, databile approssimativamente ad un paio d'anni dopo la fine della guerra, è un appartamento situato nella zona periferica di Capital City: disposto su due livelli, occupa l'ultimo piano di un grattacielo, e può vantare, oltre ad una discreta metratura, una vista sul mare che bagna le coste della Capitale, in corrispondenza dell'isola Di Er.
Dalle linee moderne ed essenziali, è reso maggiormente luminoso dalle ampie vetrate che separano il salotto dalla terrazza scoperta che occupa la restante area dell'ultimo piano dell'edificio.


L'arredamento, in stile moderno, vede la prevalenza di colori neutri quali il bianco, il nero, ed il grigio metallico, di linee geometriche, di spazi ampi ed ariosi.
Degna di nota è la presenza, nel salotto, di un pianoforte a mezzacoda posto esattamente al centro della stanza; non mancano altresì un violoncello, recentemente relegato ad un punto più defilato, ed almeno un violino, oltre ad una discreta quantità di libri disposti ordinatamente su diverse scaffalature.


L'appartamento si sviluppa essenzialmente sul livello inferiore, che comprende, oltre al salotto, anche la camera da letto, la stanza da bagno, la cucina.

Il livello superiore, di metratura più ridotta, è occupato invece da un'ampia veranda arredata nello stesso stile, in modo minimalista ma funzionale perché sia accogliente come semplice area soggiorno, e da un'ulteriore camera da letto che vanta una suggestiva vista panoramica sul mare.


L'appartamento è interamente sorvegliato da un sistema di sicurezza che richiede all'ingresso una serie di procedure di riconoscimento, e prevede la presenza di diverse telecamere di sorveglianza.
Risiedendo principalmente presso la sede della Shouye, quando si trova su Horyzon, Lars si reca all'appartamento con poca frequenza. Ezra può accedervi liberamente e disporne quando lo desidera, dacché il suo profilo è stato incluso nel sistema di sicurezza.
 

sabato 9 marzo 2013

The Browncoat's Diplomacy

 Hera, Gateshead, 2508

I contorni del campo si delineavano in modo più netto con l'avanzare della jeep che consumava il terreno sotto le ruote dopo aver lasciato le strade lastricare di Gateshead. Attraversare Gateshead era stata un'esperienza interessante: gli aveva permesso di studiare l'architettura e gli usi della popolazione. Avrebbe quasi potuto decidere di prendere una terza laurea in antropologia.
Nonostante la guerra fosse già iniziata da circa un anno, Lars aveva preferito completare gli studi prima di prendervi parte attivamente. I notiziari che circolavano attraverso la rete cortex gli avevano dato un'idea chiara della situazione in cui versavano tutti i pianeti dei sistemi conosciuti, e, conseguita la seconda laurea con un anno d'anticipo, aveva convenuto che fosse il momento d'intervenire in modo deciso perché i ribelli tornassero alla ragione.
Gli altri membri della delegazione erano più anziani e vantavano già una lunga esperienza sul campo, ma questo non lo intimoriva né lo poneva in una qualsivoglia posizione di disagio: era semplicemente pronto ad apprendere qualora ritenesse qualcuno di essi un buon esempio. Uno dei principi che la famiglia aveva dimenticato d'inculcargli, tra molti altri, era certamente l'umiltà.

Il campo sorgeva presso la base militare della Flotta Indipendentista sotto la responsabilità del Tenente Simmons e del Comandante Sommers. Ai membri della delegazione fu detto che avrebbero potuto incontrare il comandante il giorno dopo per le prime contrattazioni. Tre di loro avrebbero potuto alloggiare nella pensione al centro di Gateshead, gli altri tre presso la base militare. Lars si adeguò a questa seconda sistemazione.
Quando scesero dalle jeep, dedicò qualche istante a tracciare un profilo almeno approssimativo di Simmons e dei suoi uomini. Tra loro si soffermò su un ragazzo di nemmeno vent'anni, che portava un berretto sporco sui capelli chiari impolverati che avevano preso lo stesso colore del terreno del campo. Gli altri avevano tutti i capelli scuri e delle facce ordinarie da uomini di età compresa tra i 30 ed i 40 anni.

Vasilij Viktorovič Volkov era originario di Koroleva. Minuto, pallido, dai capelli bianchicci piuttosto che biondi, gli occhi rossastri scoloriti dall'albinismo, ad un'osservazione più attenta risultò non essere un soldato, ma una sorta di studioso arruolatosi per vocazione. Fu lui a mostrare il campo agli ambasciatori del Governo, e ad introdurli nella base, il giorno successivo al loro arrivo.
Si era ripulito, rispetto al giorno prima, e risultava di certo più credbile nel suo ruolo, al punto che Lars lo ritenne quasi degno di rivolgergli la parola e arrivò perfino a ringraziarlo, quando introdusse la Delegazione al Comando.
La prima trattativa fu piuttosto breve: gli ambasciatori del Governo espressero con generosa dovizia di particolari i piani dell'Alleanza, Simmons e Sommers sensibili a tale generosità concessero che avrebbero preso in considerazione la proposta, senza scendere nell'inutile dettaglio di specificare quale delle tante.

Dopo l'incontro, che si protrasse oltre mezzogiorno, Lars decise di prendere del tempo per esplorare il campo. Mentre era prossimo a raggiungere una grossa tenda costruita su una struttura metallica piuttosto alta, avvertì alle proprie spalle un rumore di passi, discreto, regolare, che lo indusse a voltarsi. Era Vasilij.
-Mister Volkov. 
-Mister Wolfwood. 
- ...
-Desidera esplorare il campo? Posso mostrarglielo, se vuole. Qui dormono i soldati.
Vasilij indossava ancora gli stessi abiti di quella mattina, quando aveva introdotto la Delegazione Alleata al Comando. Un basco con visiera di tessuto marrone quadrettato come i pantaloni, una giacca dal taglio un po' datato. Era la moda in voga su Hera. Col tempo Lars si sarebbe reso conto che il giovane korolevita indossava sempre un cappello durante le ore diurne.
Non fece in tempo ad accettare o declinare la proposta, una voce chiaramente femminile s'introdusse nel dialogo.
-Ehi, 3V!
-Merry- Volkov sorrise alla ragazza che si avvicinava poco per volta, consumando terreno coi pesanti anfibi
-Smirnov ti cercava.- s'arrestò a pochi passsi da Lars e da Vasilij, osservò il primo con una certa invadenza.
-Mister Wolfwood, mi permetta di presentarle Miss Adelheim.
-Lars Wolfwood, lieto di conoscerla.- la squadrò da capo a piedi. Era una bella ragazza, non troppo alta, snella, dalle curve piacevoli impacchettate in un browncoat.
Miss Adelheim sbuffò poco elegantemente la propria insofferenza.
Lars la osservò di rimando assottigliando lo sguardo.
Vasilij intervenne tossicchiando.
-Mister Wolfwood è uno dei nostri ospiti, Merryweather- sembrò invitarla ad accantonare la sua ostilità, con il tono amichevole e fanciullesco che, ancor più dell'aspetto, non gli conferiva più di diciassette o diciotto anni.
-Bell'affare- commentò la ragazza- Oltre alle loro bombe, dobbiamo sorbirci anche i loro pappagallini ammaestrati.
-Merry! - un fiotto di sangue giunse a colorare le guance pallide del ragazzo, che trovò opportuno scusarsi - La perdoni, Mister Wolfwood... -
Ma mentre cercava una scusa che avrebbe riabilitato ipoteticamente la donna agli occhi del diplomatico, questi rispose.
-Lei non crede nella pace, Miss Adelheim? Lo scopo della visita della Delegazione Alleata, è quello di trovare un accordo che metta fine alla guerra. - si esprimeva in modo pacato, troppo. Appariva del tutto distaccato, freddo, e fin troppo controllato.
-E la pace sarebbe sottomettersi all'Alleanza? - replicò la ragazza.
-L'Alleanza propone degli accordi, Miss Adelheim: se il Governo cercasse sottomissione, si sarebbe limitato a bombardare, mentre, come può ben vedere, ha inviato una delegazione per giungere ad un accordo pacifico.
-Si vede che il suo governo ha fatto i propri calcoli e non trova più conveniente portare avanti la guerra. Oppure gli industriali del Core si sono già arricchiti abbastanza.
-La guerra non è conveniente per nessuno, Miss Adelheim. Quanto alle industrie, non dubiti che troverebbero in ogni caso una fonte di arricchimento.
-Lei sa tutto, vero?
Lars scrollò appena le spalle in un moto d'indifferenza, che poteva dire molto o niente. Merryweather optò evidentemente per la prima possibilità.
-Li ammaestrano bene i loro pappagallini, gli Alleati. Ma almeno è un bel pappagallino. -concesse, passando dall'intolleranza all'ironia- Ci delizieremo ad ammirare il suo bel piumaggio finché non capirà che spreca il suo fiato. -terminò con un sorrisetto beffardo, squadrandolo da capo a piedi. Lo osservava con l'occhio di chi valuti un capo di bestiame ad una prima occhiata, senza scendere nei dettagli.- Anche se sembra più un corvo che un pappagallo.- osservò. Poi si rivolse di nuovo a Vasilij- Smirnov ti aspetta, 3V. - quello fu il suo saluto, poi voltò le spalle e tornò a sollevare la polvere del campo coi pesanti anfibi, ricalcando i propri passi.
Lars restò ad osservare le ciocche scompigliate di capelli castani che le ricadevano oltre le spalle, agitate dal vento leggero e dalla cadenza dei passi. Forse in quel momento non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma ne era rimasto ammaliato. La salutò formalmente, comunque.
-Lo raggiungerò quando avrò terminato con Mister Wolfwood.- rispose il ragazzo, pacato. Quell'esempio di cortesia e di civiltà ebbe l'effetto di sorprendere Wolfwood.

martedì 19 febbraio 2013

Out of Core Worlds

Sistema Columba, Hera, 2508

Lars Faust Wolfwood aveva ancora entrambi gli occhi del colore del piombo, era un ottimo pianista, un eccellente violinista ed uno straordinario violoncellista. Sarebbe stato capace d'incantare le platee, se non avesse deciso, ad un certo punto della propria esistenza, che la musica non era altro che un passatempo atto a riempire i vuoti lasciati dalla sua carriera. Che era invece in politica.
Conseguita la seconda laurea, si era detto finalmente pronto a partecipare alla Guerra ed era entrato a pieno titolo a far parte della Delegazione Alleata. Aveva 22 anni.
L'avenger che l'avrebbe condotto su Hera solcava i cieli di Columba, quando il suono del cortex pad richiamò la sua attenzione. Il volume della suoneria era talmente basso che non disturbò gli altri passeggeri. Tra l'altro, la musica gli aveva donato un udito particolarmente raffinato.
Era un messaggio di Emily D. che dopo l'ennesima chiamata senza risposta, aveva deciso di scrivergli. Lars fece scorrere rapidamente il testo, inviò un messaggio breve di scuse e ripose l'apparecchio. Sul volto non passò alcuna espressione. Ignorò il messaggio successivo.
Sebbene si fosse distinto per i voti eccellenti, per l'ottima educazione, per l'aristocratica ascendenza coroniana, da parte del ramo materno, Lars non godeva di una buon nomea tra le coetanee. Lasciava appassire e morire i rapporti che coltivava come un pessimo giardiniere lascia morire le proprie piante. Non era un donnaiolo, semplicemente dopo l'iniziale trasporto tendeva a trascurare. Non aveva salutato Emily prima di partire e probabilmente lei non avrebbe avuto voglia di salutarlo al suo ritorno.
Ma la priorità in quel momento era raggiungere Hera, incontrare i rappresentanti della fazione Indipendentista, convincerli che accettare le condizioni che il Governo Alleato gli offriva era la cosa migliore per tutti. Del resto perché dubitarne? Il Governo voleva la pace, il Governo garantiva ordine e controllo, sotto il Governo non sarebbero sopravvissuti crimini e ingiustizie. Sembrava talmente ovvio che l'idea dell'incarico affidatogli iniziava già a suggerirgli un senso d'insoddisfazione.
L'Avenger entrò in fase d'atterraggio, ancora qualche decina di minuti e di formalità da sbrigare, e la Delegazione Alleata sarebbe sbarcata su Hera. 

Lo spazioporto di Gateshead non era altro che un primo assaggio. Non era difficile comprendere quanto fosse diverso da quelli di New Washington e di Capital City già ad una prima occhiata, ma Lars non poteva fare a meno di lasciar vagare lo sguardo e cogliere ogni dettaglio. Era la prima volta che lasciava il sistema Central e per un ragazzo di 22 anni ogni novità era qualcosa da scoprire. Eppure quello non era lo sguardo entusiata di un ragazzo: era lo sguardo di un attento analista che era lì per fare il proprio dovere.
L'approccio con la gente del luogo non fu differente. Il tenente Simmons, fiero nella propria uniforme marrone, fece gli onori di casa. Erano con lui alcuni soldati più o meno giovani, tutti in browncoat. Erano malamente raggruppati alle spalle del superiore, avevano i volti sporchi, i capelli scarmigliati e le spalle stanche sotto il peso delle battaglie che ormai da un anno affliggevano ogni pianeta del 'Verse. E che fossero le afflizioni degli abitanti del Core che non ricevevano più i loro preziosi alimenti naturali dai sistemi esterni, o le afflizioni dei pianeti che subivano bombardamenti, tutto il 'Verse risentiva dello stato di guerra.
Lars li osservò dall'alto della propria statura come si osserva un gregge di pecore. Probabilmente stava già scavando nel vasto archivio della propria memoria per capire in quale astruso linguaggio avrebbe dovuto rivolgersi a quel popolo primitivo.
I soldati osservavano i membri della delegazione come un branco di capre pronte ad incornare quei damerini impettiti nei loro cappotti eleganti che venivano da un anno a quella parte a parlar loro di pace.
Ma non volarono insulti astrusi come non partirono cornate.
I membri della Delegazione Alleata furono fatti accomodare sulle jeep per essere condotti al campo.
La città sembrava rispecchiare uno di quegli scenari di cui Lars aveva letto tra i tanti volumi relativi alla storia della Terra-che-fu. Del rigore asettico di New London e di Horyzon, Hera non aveva la benché minima traccia. Era come se l'umanità avesse dimenticato di aggiornare la città -e con buona probabilità l'intero pianeta- da almeno settecento anni.
Le jeep attraversarono Gateshead senza soste intermedie, il campo era a sole due ore di viaggio.